Angelo Massaro fu arrestato il 15 maggio 1996 con l’accusa di omicidio, in seguito alla scomparsa di un uomo avvenuta nell’ottobre 1995. Un’intercettazione telefonica in dialetto pugliese, in cui si parlava del trasporto di un oggetto su un carrello, fu interpretata dagli inquirenti come una confessione implicita di trasporto di un cadavere.
La parola dialettale “muerzu” fu letta come “muertu”. Al momento della telefonata, Massaro era al lavoro con un mezzo meccanico, circostanza verificata dai carabinieri in loco, ma non verbalizzata ufficialmente. Nonostante ciò, fu arrestato e condannato a 24 anni di reclusione, condanna confermata nei tre gradi di giudizio.
Durante la detenzione, Massaro studiò giurisprudenza e preparò autonomamente l’istanza di revisione del processo, che inizialmente fu rigettata dalla Corte d’Appello di Potenza. La Corte di Cassazione accolse successivamente il ricorso e dispose un nuovo processo presso la Corte d’Appello di Catanzaro, che nel 2017 lo assolse. Massaro fu scarcerato il giorno successivo.
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